Recensione – Semiramis: Un Tuffo nell’Epica del Prog Italiano

Tra le leggende del prog italiano, i Semiramis si distinguono non solo per la loro musica, ma anche per una curiosità storica: il loro nome richiama l’antica regina di Babilonia, offrendo un’opportunità per un rapido ripasso di storia antica a chiunque ne abbia voglia. Ma c’è di più dietro questa band. Prima di lasciarvi in balia delle sorprese, vi svelo un segreto: sì, è proprio lui. Michele Zarrillo, il nome dietro successi come “Una rosa Blu“, è lo stesso che ha iniziato il suo viaggio musicale con i Semiramis. E sì, anche Giampiero Artegiani, noto per brani come “Acqua alta in Piazza S. Marco“, ha mosso i suoi primi passi con loro.

Dedicato a Frazz“, il loro unico album, era un concept che esplorava le sfide esistenziali del clown Frazz, con la cui iniziale venne battezzata la band stessa. Musicalmente, sebbene il giovane Michele Zarrillo potesse risultare acerbo, il lavoro presentava cambi di tempo pregevoli e una ricca atmosfera mediterranea nelle tastiere. Le aperture nel territorio dell’hard rock rivelavano un talento chitarristico promettente, che avrebbe potuto lasciare un segno nel panorama musicale.

Ma ecco una chicca per gli appassionati: siete pronti a scoprire un altro segreto degli anni d’oro del prog italiano? Il secondo album dei Semiramis era già delineato, pronto a portare avanti il loro viaggio musicale. Purtroppo, però, non vide mai la luce, e il gruppo si sciolse prematuramente.

E ora, il momento tanto atteso: le recensioni dei sei brani inseriti all’interno dell’EP “La Fine Non Esiste“:

1. “In quel secondo regno“: Un’odissea musicale che trasporta l’ascoltatore in un regno di meraviglie e misteri, guidato da una melodia avvolgente e ipnotica.

2. “Cacciatore di ansie“: Un viaggio emozionale attraverso le profondità dell’anima umana, con riff potenti e testi struggenti che catturano l’essenza stessa della ricerca interiore.

3. “Donna dalle ali d’acciaio“: Una ballata epica che celebra la forza e la determinazione della figura femminile, con un mix avvincente di melodie incalzanti e testi poetici.

4. “Non chiedere a un Dio“: Un inno alla libertà e all’autodeterminazione, con un ritmo travolgente e una carica di energia che incendia l’animo dell’ascoltatore.

5. “Tenda Rossa“: Un’esperienza sensoriale che trasporta l’ascoltatore in terre lontane e misteriose, con un mix avvolgente di suoni etnici e atmosfere incantate.

6. “Sua Maestà il cuore“: Una conclusione trionfante che esplode in un crescendo di emozioni e speranze, lasciando un segno indelebile nel cuore di chi ascolta.

E così, da un sogno prog nascevano le hit della musica leggera italiana. Chi l’avrebbe detto?

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